J.D. Doria: Organic Memory
Di Pamela Cento
Le opere di J. D. Doria nascono da cellule organiche sottopelle, con lo scanner 3D le scova, come se
andasse a ricercare l'atto arcaico e puro dell'essenza del fare artistico. Mostra l’anima della gestualità
artistica e della materia compositiva dell'opera pittorica. Rende visibili le cellule del fare artistico. Il
fare artistico che ha a che fare con cervello, corpo, carne, dolore, materia, anima: origine ed essenza
dell'arte.
Con lo scanner 3d l’artista entra nell’infinitamente piccolo, attraverso le trame del codice digitale
entra in modo progressivo nel dipinto fatto a mano (originario), tra esso e dentro esso si muove alla
ricerca della forma esteticamente potente, che funzioni. Trovata, ne ferma il flusso del suo divenire in
sequenziali istanti fotografici che, nella moltitudine, segnano la progressiva ricerca e trasformazione.
Sono fasi di ricerca di frammenti di flusso di tempo, pieni di storia dell’opera stessa: pieni del prima
(creazione dell’opera pittorica manuale originale e opera stessa in quanto materia), del durante (ricerca
con lo scanner 3D e scatti fotografici sequenziali di porzioni dell’immagine “primaria”, è in questa
fase che l’ opera d’arte prende nuova forma) e del dopo (moltitudine mutante dell’immagine originaria
e selezione delle immagini fotografiche che diventeranno opera d’arte stessa, in un rinnovamento nel
contenuto e nella forma a tal punto da perdere le sue connotazioni primitive).
Le fasi “sovversive” del processo creativo dell’artista J.D.Doria, costituiscono un dialogo ed un
confronto di fasi, di materia, di strumenti e di linguaggi: una multietnia che trova il senso più profondo
nella fusione e nell’ interdipendenza, dimostrando che, nell’unione e nella condivisione, si crea un
insieme che produce uno scatto in avanti che non potrebbe avvenire se tutti gli elementi partecipanti al
processo creativo operassero in modo isolato. Parlo di Multietnia non a caso: ogni linguaggio artistico,
così come ogni mezzo o strumento, ha una propria identità. Ha proprie connotazioni ben specifiche,
storiche, sociologiche, di usanze ed utilizzi, di trasformazioni, del come e del perché siano nate e si
siano sviluppate, tutto questo crea una identità forte; ma, in questa era artistica dove sono sempre
più labili i confini tra ciò che è da considerarsi arte, tra ciò che è l’arte stessa come definizione, tra
ciò che sono i generi artistici stessi in quanto le commistioni producono qualcosa che fino a qualche
decennio fa era semplicemente impensabile, ecco, in tutto questo J. D. Doria si spinge ancora più avanti
dimostrando che l’arte oggi deve originarsi dalla connessione di linguaggi, fasi, strumenti e persone:
tutto e tutti sono cellule che in contatto producono un nuovo organismo vivente che, nella ricerca e nel
fare artistico, producono e si rinnovano.
Tutto questo porta ad una espansione, un andare oltre anche il limite stesso della pittura tradizionale
che converge verso la unicità dell’immagine. Con l’utilizzo della tecnologia, l’inchiostro o i colori per
pittura a vetro (spesso usati per la creazione dell’opera originale di J.D. Doria), disperdono le proprie
connotazioni originali e diventano un’ altro linguaggio ed un’ altra materia. Si passa dal pigmento del
colore concreto all’immaterialità della scansione in 3D dell’opera che, a sua volta, diviene immagine
fotografica digitale fatta di sequenze di 0 e di 1, per infine tornare ancora alla materia (rinnovata) nella
fase di stampa dell’immagine che genera l’opera d’arte finale.
J. D. Doria con la sua Arte va dunque oltre molti limiti, esplorando i confini stessi dei medium
ed andando oltre l’immagine singola ed esclusiva. Multietnia, moltitudine, mutazione, divenire,
interdisciplinarietà, cellule, organico, inorganico, sono alcune delle parole chiave insite nell’arte di J. D.
Doria, un’ arte che fa emergere la vita, con i suoi passaggi e le sue tracce di “memoria” che rimangono
come nel passaggio in un mondo altro (dall’organico all’inorganico) e del nostro mondo fatto di
materia, di rappresentazioni e di proiezioni.
La combinazione delle tecnologie, dello scanner 3D, della fotografia, della stampa, applicate al lavoro di
pittura a mano, crea un gioco a cascata di vari punti di osservazione, che non solo rendono interessante
l’opera in sé, ma anche l’approccio adottato. “La funzione rinnovata dell’Arte in questa era corrente è
di collocare l’essere umano in maniera accurata tra il “flusso” e la “macchina”, tra anarchia ed estetica,
tra tecnologia radicale e filosofia vivente. Questo ‘collocamento’ posiziona di fatto l’umano in uno stato
liminale, a cavallo tra le configurazioni, in modo tale che lo scarto tra l’informazione e il dato, tra il
conosciuto e lo sconosciuto, tra il visibile e l’invisibile venga mantenuto vibrante” (J. D. Doria).